Euro 2020: analisi e bilancio degli ascolti Tv in Europa della fase a gironi (Parte 1)

Alla vigilia della fase ad eliminazione diretta, quella più attesa e appetibile anche per il pubblico televisivo nazional-popolare, tracciamo un bilancio dei risultati d’ascolto degli Europei di calcio per la fase a gironi che si è conclusa mercoledì scorso.

Abbiamo raccolto i dati d’ascolto ufficiali forniti dai vari istituti di ricerca in 19 Paesi europei, la cui popolazione totale rappresenta oltre l’80% dell’intera popolazione europea (ad esclusione di Russia e Turchia) e pertanto rappresentano una buona fotografia della popolarità internazionale dell’evento.

Sommando tutti i risultati abbiamo stilato la classifica delle partite più seguite e abbiamo messo a confronto i dati dell’edizione corrente con quelli della precedente, tenuta in Francia nel 2016.

I Paesi considerati nelle analisi sono: Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Irlanda, Norvegia, Olanda, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Spagna, Svezia e Svizzera

Vale la pena sottolineare che non tutte le partite hanno avuto in tutti i territori la stessa visibilità. Nei Paesi in cui i diritti sono stati condivisi da un network a pagamento e uno in chiaro, alcune partite sono state trasmesse solo a pagamento e dunque hanno avuto una minore visibilità rispetto ad altre. Naturalmente risultano penalizzati anche i match che si sono disputati di pomeriggio, soprattutto nei giorni feriali, perché hanno goduto di un bacino televisivo più limitato rispetto a quelli posizionati in prima serata.

Ascolti in calo, soprattutto in prima serata

In media i 36 incontri dei gironi distribuiti in 30 slot – le ultime partite di ciascun girone sono giocate in contemporanea e i loro ascolti vengono sommati per renderli comparabili con le altre partite – hanno raggiunto circa 35 milioni di spettatori totali, in calo rispetto ai 41 milioni di Euro 2016.

Scendendo nel dettaglio, scopriamo che le 7 partite giocate alle 15:00 hanno portato a casa mediamente 17 milioni di telespettatori, con un massimo di 31 milioni per Ungheria-Francia e un minimo di 9 milioni per Finlandia-Russia.

Nel 2016 la media fu di quasi 23 milioni di spettatori a partita, nessuna della quale scese sotto i 12 milioni (quest’anno sono state ben 4 su 7). La più seguita fu Italia-Svezia con quasi 32 milioni di spettatori totali e la meno seguita Russia-Slovacchia con 12,7 milioni.

Le 14 partite delle 18:00 disputate in 11 giorni raggiungono, al contrario, cifre superiori rispetto a quelle di 5 anni fa, con una media di 27,5 milioni di spettatori a partita (erano meno di 26 milioni nel 2016). Ad alzare la media è stata soprattutto la supersfida tra Portogallo e Germania, con un pubblico totale di 50 milioni di spettatori (di cui 20 milioni di tedeschi). La singola partita meno vista è stata Macedonia del Nord-Olanda con poco più di 10 milioni (di cui oltre la metà olandesi), che però si giocava in contemporanea con Ucraina-Austria seguita da 14,3 milioni di spettatori totali.

Nella fascia di primetime, con calcio d’inizio alle 21:00, si sono giocate le restanti 15 partite distribuite in 12 giorni. Queste hanno raggiunto una platea totale di 51,5 milioni di spettatori a partita, in calo di oltre 10 milioni sul 2016 (quando furono 62,5 milioni in media).

La partita più e meno seguita in Europa

La singola partita più seguita è stata Francia-Germania con oltre 77 milioni di telespettatori, ma se consideriamo lo slot più performante scopriamo che per Portogallo-Francia e Germania-Ungheria si sono sintonizzati complessivamente oltre 80 milioni di europei, così suddivisi: 49,5 milioni per Portogallo-Francia e 31 milioni per Germania-Ungheria (di cui quasi 26 milioni di tedeschi).

La partita meno seguita in primetime è stata Croazia-Scozia (poco più di 7 milioni) che aveva però la visibilità limitata dalla contemporaneità con Repubblica Ceca-Inghilterra (circa 43,5 milioni totali).

Il bilancio della fase a gironi

In conclusione, risulta evidente come a livello internazionale il pubblico calcistico sia in flessione, anche in un appuntamento così rilevante e atteso come gli Europei. Come abbiamo già avuto modo di sottolineare, gli eventi televisivi sono seguiti sempre di più sui device digitali, oggi ancor più rispetto a 5 anni fa.

Tuttavia, le metriche tradizionali restano comunque il principale sistema di riferimento per la valutazione delle performance di eventi televisivi e bisogna anche sottolineare che in alcuni Paesi (come Francia e Norvegia) la visione attraverso schermi diversi dal televisore casalingo (la cosiddetta visione ‘out-of-home’) è già inclusa negli ascolti ufficiali comunicati quotidianamente.

Resta in ogni caso difficile immaginare che un calo così importante di audience (fino al 17% in meno in primetime) sia imputabile soltanto alla concorrenza dello streaming. Più facile ipotizzare che la formula itinerante di questo campionato con gli stadi spesso ancora mezzi vuoti, l’assenza di stelle del calcio enormemente popolari oltre al solito Ronaldo e la necessità di molte persone di allontanarsi dagli schermi di cui tanto si è abusato a causa della pandemia, stiano giocando un ruolo essenziale.

Nei prossimi giorni entreremo nel dettaglio delle performance dei principali mercati europei, in cui non mancano comportamenti e tendenze specifiche.

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