Serie Tv straniere: troppi i casi di maltrattamento della Tv generalista nell’epoca streaming

Negli scorsi giorni, navigando su L’Espresso, la mia attenzione è stata catturata da un articolo a cura di Beatrice Dondi con un titolo evocativo: “È chiaro: la Rai odia i fan delle serie tv” (qui per leggerlo).

Il riferimento è al recente trattamento di Un milione di piccole cose, la serie stagionata (è del 2018 ed è arrivata solo ora, per altro in esclusiva) che Rai2 programma dal lunedì al venerdì (salvo sorprese di palinsesto) alle ore 18,50. Una fascia difficile, incapace di raggiungere il pubblico giusto, con due break pubblicitari e ascolti intorno al 2,5-3% di share.

Nel corso degli anni abbiamo assistito alla nascita delle piattaforme streaming che hanno fatto felici i fan delle serie tv – trovare tutti gli episodi disponibili di una serie tv e decidere quando, come, dove vedere è stato un cambiamento epocale e il lockdown ha fatto scoprire queste nuove piattaforme ad una platea sempre più vasta.

Al contrario, sulla tv lineare italiana fa sempre più fatica a collocare in maniera adeguata le serie. Abbiamo assistito a fin troppi esempi (e altri casi esemplari stanno per arrivare):

  • Chiamatemi Anna, la serie canadese Netflix che rilegge il classico Anna dai capelli rossi, collocata in daytime su rai2 a luglio 2020 nonostante temi e ambientazioni fossero più adatti a una programmazione nelle festività natalizie.
  • The Good Doctor, spostato da Rai1 dove realizzava oltre 4 milioni di spettatori a Rai2 dove ne fa meno di 2 milioni (con punte negative del 5% di share) ed è proposto a spezzatino, con una parte che va in onda in autunno e l’altra d’inverno.
  • The Resident, prima iniziato da Rai1, poi messo su Rai2 in prime time, quindi interrotto e poi fatto ripartire dall’inizio in seconda serata e indietro di due stagioni.
  • Manifest, inizialmente programmata in prime time su Canale5, poi con la seconda stagione spostata in seconda serata e con la terza stagione ancora da programmare.
  • Il reboot di Streghe, serie americana CW, inizialmente collocata nella prima serata di Rai2, per poi essere sospesa per bassi ascolti, collocata prima al pomeriggio poi al mattino su Rai2 e infine la terza stagione è andata in onda su Rai4 in daytime a luglio.
  • Il finale di serie di Hawaii Five-0 rimandato da Rai2 per inseguire un discorso di Biden sull’Afghanistan.
  • New Amsterdam, programmata da Canale5 con tre o anche quattro episodi a settimana in modo da far lievitare lo share a discapito dei valori assoluti.
  • Un milione di piccole cose, di cui vi ho parlato in apertura.
  • Walker, il reboot del celebre Walker Texas Ranger, che verrà sacrificato a un orario assurdo come quello delle ore 16.00 di domenica su Italia1.
  • The Enemy Within – Caccia alla spia, che sarà proposta da Rete4 a notte fonda, il venerdì dopo Quarto Grado.

È chiaro che ci sia non poca confusione per quanto riguarda la collocazione delle serie tv sui principali canali generalisti.

Il pubblico è stufo di dover inseguire le guide tv, cartacee e online, vittima dei frequenti cambi di palinsesto. Allora, perché non collocare tutte le serie straniere sulle digitaline, cioè quei canali del digitale terrestre sopra al numero 20 del telecomando? Si darebbe risalto ai prodotti inediti e a una programmazione lineare.

Anche perché oltre al danno spesso c’è la beffa: molte di queste serie in chiaro restano poi disponibili in streaming, su RaiPlay e Mediaset Infinity, solo per pochissimi giorni. Tempo insufficiente a recuperarle. Un vero peccato.

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