Simpson e sitcom in crisi: coraggio Italia1, puoi recuperare l’animazione giapponese

Non c’era pranzo senza Dragon Ball, Detective Conan o Naruto. Non c’era merenda senza Pokémon, Sailor Moon o Beyblade. Ed era sempre festa per i ragazzi nati negli anni 90. Dopo i primi mesi del 2010, ancora sotto la direzione di Luca Tiraboschi, Italia1 scelse di operare una lenta bonifica dell’animazione giapponese.

Dall’estate 2012 venne introdotta la fascia delle situation comedy pomeridiane, ereditata dalla direzione di Laura Casarotto, e da allora poco o niente è cambiato.

Come si è arrivati all’eliminazione delle serie animate giapponesi e perché oggi Italia1 ha bisogno di recuperare un genere perso e che prima era il fiore all’occhiello della rete? Ripercorriamo la storia a tappe.

Un’eredità che dura da un decennio

Ancora oggi il palinsesto pomeridiano di Italia1 è scandito da repliche a rullo, ben usurate, de I Simpson, saltuariamente accompagnate da I Griffin, e altrettanti nastri di situation comedy, in un misto tra repliche d’annata (Due uomini e mezzo, Friends, Big Bang Theory) e risate più contemporanee (Superstore, Mom, Young Sheldon).

L’animazione giapponese è scomparsa da questa fascia oraria, quando per anni l’aveva colonizzata: prima i costi più alti dei diritti, poi la mancanza di prodotti forti a parte i soliti noti, quindi una direzione poco lungimirante del settore, infine una crisi degli ascolti e un mercato pubblicitario meno propenso a voler puntare sul genere, hanno portato all’eliminazione degli anime nello slot pomeridiano, complice la nascita della sorella Italia2. Su questo canale vengono dirottate le repliche di Dragon Ball e gli inediti a singhiozzo, con anni di ritardo, di One Piece e Naruto Shippuden.

In una Italia1 quasi allergica agli anime, relegati alle repliche notturne o alle operazioni vintage del mattino, gli unici tentativi di ravvivare la produzione moderna si possono contare sulle dita di una mano. Parliamo di Lupin III – L’avventura italiana (2015), Dragon Ball Super (2017), Captain Tsubasa (2019). Due di questi tentativi hanno ricevuto programmazioni imbarazzanti nonostante buoni ascolti.

Due casi esemplari di maltrattamento

Lupin III – L’avventura italiana, partito il 30 agosto 2015 in prima serata, aveva totalizzato una media di 1.058.000 spettatori con il 5,9% share. Risultato in piena media di rete (agosto 2015, Italia1 è al 5,8% nelle 24h). I successivi episodi sono stati programmati in seconda serata, talvolta a notte fonda dopo Le Iene.

Dragon Ball Super, partito a Natale 2016, nonostante ottimi ascolti (punte superiori all’8-9% share) ha concluso la prima stagione con una maratona da dieci episodi dalle ore 19 alla mezzanotte dell’8 gennaio, totalizzando 1.287.000 spettatori con il 5,1% share (in piena media di rete, al 5%). Ecco che fine hanno fatto i restanti 100 episodi: dal pomeriggio feriale, sono stati trasferiti al sabato, prima a pranzo poi in seconda serata, quindi gli ultimi sono andati in onda al sabato e domenica mattina. Palinsesto impazzito e spettatore smarrito.

Lo streaming ne approfitta

Italia1 non valorizza più un genere che era il fiore all’occhiello della rete, lasciando un vuoto quasi incolmabile. Da centinaia di prodotti animati, con orde di novità di ogni tipo, si arriva alle briciole. Pare una crisi globale, quella che fa dire la frase fatta “non ci sono più i cartoni di una volta”, e invece in Giappone l’industria va avanti. Un’industria che si orienta di più verso gli adulti (Death Note, Bleach, Fullmetal Alchemist Brotherhood, L’attacco dei giganti), contravvenendo al solito cliché, parzialmente tutto italiano, che vede i cartoni come prodotti per bimbi. Nemmeno I Simpson lo sono.

Pure MTV e Rai4 abbandonano il genere. Aumenta il fenomeno del fansub illegale. Ma la rivoluzione è alle porte e si chiama streaming. Prima Crunchyroll, piattaforma specializzata in anime, poi Netflix e Amazon Prime Video iniziano ad importare vecchie e nuove serie animate, nonché a produrle. Si rendono conto che in alcuni territori come l’Italia c’era pubblico che chiedeva “pane e anime” e non veniva sfamato. Attraggono nuovi abbonati, fanno soldi, allargano il bacino facendo scoprire le serie animate anche a chi prima non era interessato.

Italia1 è rimasta a guardare, replicando sempre e di continuo I Simpson, saturando il classico meccanismo della domanda e dell’offerta. Ha scelto di aprire il rubinetto di Matt Groening senza che il pubblico lo volesse più, almeno a queste grandi dosi. Si è discostata dal Paese reale, volendo fare un paragone azzardato come quello con i senatori che hanno votato contro il DDL Zan. Il pubblico, decisamente più contaminato dalle proposte streaming, è andato avanti, è già nel futuro. Italia1 è rimasta indietro, non è più una rete figa.

La crisi de I Simpson e delle sitcom

E infatti ecco arrivare la crisi Auditel de I Simpson, i cui segnali di cedimento si erano già registrati nella scorsa stagione televisiva e il cui lento declino prosegue dal 2017, dove già la messa in onda non brillava in tutti i periodi dell’anno.

In questi mesi Italia1 ha registrato punte negative del 4% di share. Ad oggi la media si attesta attorno al 4,5%-5,5%, numeri lontanissimi dagli ascolti super di un tempo.

La programmazione della 32esima stagione in prima visione è stata interrotta in daytime per essere trasferita nella prima serata del sabato, dove Italia1 alza bandiera bianca contro il colosso Tu si que vales. Non si tratta di una promozione, ma del mascheramento di un flop: il prodotto è “pregiato” ma inizia a non funzionare più per colpa dell’usura.

Come recuperare il genere anime

Italia1 dovrebbe centellinare I Simpson e iniziare a prendere coraggio. Molto coraggio. E la cura per riportare in buona salute una fascia gravemente malata non può certo durare il tempo di pochi giorni (come è stato lo spauracchio di Duncanville) o alcune settimane durante le festività. La cura di palinsesto deve essere strutturale.

E se proprio non si vuole intaccare il regno di Matt Groening, già oggi alcune sitcom di Italia1 realizzano il 2%-3% di share (o peggio: 1,1% il 27 ottobre con Due uomini e mezzo). Cosa può succedere di tanto grave tentando una cura a base di animazione giapponese? Più in basso di così è difficile scendere, Italia1 di pomeriggio è già ai livelli di soglia critica di una digitalina.

Recuperare l’animazione giapponese su Italia1 si può e si dovrebbe fare. Possibilmente portando novità sostanziali, tra passato e presente: esistono i doppiaggi di Hunter x Hunter (versione 2011), Haikyuu – L’asso del volley e della saga di Sword Art Online. Lo stesso My Hero Academia potrebbe ricevere una promozione su Italia1 invece di essere relegato a Italia2.

Altri prodotti validi ce ne sono, la lista è lunghissima, si possono menzionare: World Trigger, Dr. Stone, Boruto. Evito di citare fenomeni come Demon Slayer e Jujutsu Kaisen perché le tematiche non permetterebbero la messa in onda in fascia pomeridiana e perché nessuno amerebbe vedere una serie censurata e tagliuzzata.

Le alternative per recuperare un genere perso ci sono. E occasione più ghiotta di questa, con un palinsesto in crisi, non c’è mai stata. A Italia1 manca solo una dose di coraggio, e anche di lungimiranza.

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