Nati per i non udenti ma usati da tutti: i sottotitoli spopolano tra i giovani, li usano 4 utenti su 5

Il consumo di contenuti video online ha subito una brusca crescita negli ultimi anni, complice anche la pandemia che ha costretto a casa milioni di persone.

A crescere parallelamente con la fruizione dei contenuti è stato l’utilizzo dei sottotitoli. Benchè il loro utilizzo sia prevalentemente rivolto alle persone con problemi uditivi, la percentuale di utenti senza queste difficoltà che ha dichiarato di usufruirne durante la visione di serie tv, film e affini è sensibilmente aumentata.

Come riporta la BBC, secondo uno studio di StageTEXT, ente benefico brittanico che si occupa di sistemi di sottotitolazione per eventi dal vivo, concerti e teatri, quattro utenti su cinque di età compresa tra i 18 e i 25 anni hanno affermato di utilizzare i sottotitoli per tutto o parte del tempo di riproduzione.

Un dato significativo, soprattutto se confrontato con quello delle altre fasce d’età. In particolare, in quella che va dai 56 ai 75 anni, dove la probabilità di utilizzo è doppia rispetto a quella delle fasce più giovani, solo il 20% degli utenti ha dichiarato di usarli.

La tendenza ad attivare la sottotitolazione, spinta sicuramente dal largo utilizzo fatto sui social network e dalla volontà di sperimentare le proprie capacità di comprensione di lingue straniere, potrebbe però derivare da periodi antecedenti la nascita delle piattaforme streaming moderne, quando le serie straniere venivano sottotitolate “clandestinamente” per poi essere diffuse online per la fruizione.

E così, uno strumento originariamente pensato per aiutare le persone non udenti ha spopolato tra le giovani generazioni che ne hanno fatto un’abitudine.

“Penso che ci sia molta più accettazione dei sottotitoli da parte dei giovani perché è la norma” afferma Melanie Sharpe, amministratrice delegata di StageTEXT, sottolineando come non lo sia nelle fasce d’età più avanzate. Questo per via anche del livello di concentrazione richiesto, sicuramente maggiore quando si guardano prodotti stranieri: “Penso che i giovani possano acquisire molte più informazioni rapidamente perché ci sono abituati” conclude Sharpe.

Proprio a questo strumento si deve il successo di serie come “Squid Game” che altrimenti, essendo disponibili esclusivamente in lingua originale, difficilmente avrebbero ottenuto simili risultati.

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