La proposta di Sky Cinema Due (e anche di NOW) per la serata di sabato 19 marzo, a partire dalle ore 21:15, è il film drammatico in prima visione Quattro buone giornate, diretto nel 2020 da Rodrigo García che ne ha anche curato la sceneggiatura partendo da un articolo del giornalista, e Premio Pulitzer, Eli Saslow (How’s Amanda? A story of truth, lies and an American addiction) pubblicato sul Washington Post nel 2016.
Il film è in corsa alla 94ª edizione degli Academy Awards (che si terranno il 27 marzo prossimo) nella categoria dedicata alla Migliore canzone originale con il brano Somehow You Do eseguito dalla cantante country Reba McEntire e scritto dall’autrice Diane Warren, giunta alla sua 13ª nomination all’Oscar (lo scorso anno era in lizza con Io sì (Seen) eseguita da Laura Pausini) ma ancora in attesa di aggiudicarsi per la prima volta l’ambita statuetta.
Un giorno la trentunenne Molly (Mila Kunis) bussa alla porta di sua madre Deb (Glenn Close) che, circa un anno prima, l’aveva allontanata da casa.
Deb stenta a riconoscere sua figlia ormai trasfigurata dopo un decennio di dipendenza dall’eroina.
La giovane donna è tornata per chiedere aiuto e per porre fine, grazie al supporto materno, a questa difficile condizione. Dapprima restia a concederle un’ulteriore possibilità, in seguito, Deb accetta e porta sua figlia da un medico che le consiglia di trascorrere un periodo di quattro giorni in astinenza da sostanze e farmaci affinché, una volta superato, possa poi iniziare un vero percorso di disintossicazione.
Durante quei giorni Molly ha modo di raccontare a sua madre i propri trascorsi, di rivedere il suo ex Sean (Joshua Leonard) e i loro figli, di parlare della sua dipendenza in una scuola, di rivelare i dettagli di una gravidanza segreta.
Tuttavia quando per una questione burocratica le viene detto che il suo accesso alle cure dev’essere posticipato di alcuni giorni la donna decide di fuggire con Sean gettando, per l’ennesima volta, Deb nell’angoscia…
Le potenti esibizioni di Glenn Close e Mila Kunis arricchiscono questa toccante e imprevedibile storia di dolore che punta però a infondere coraggio a chi affronta la malattia e il percorso di cura, nella speranza di raggiungere una piena e consapevole riabilitazione fisica e sociale.