La rete è Rai2, la più difficile del servizio pubblico televisivo, in sofferenza estrema di risultati e di formati. L’orario è le 19:50, in preserale, in mezzo ai seguitissimi telegiornali serali e sul finale dei game show delle ammiraglie, una fascia oraria per Rai2 da epoche affidata a repliche di telefilm per lo più crime e dunque spenta.
Il programma scelto è un revival storico al tempo stesso deviato nella forma e nei contenuti per essere cucito sulla conduttrice Drusilla Foer, dunque prevede un linguaggio sofisticato cui il pubblico non è abituato. La stagione è quella estiva dove lo spettatore tende a fuggire dallo schermo.
C’erano insomma tutti gli ingredienti più rischiosi per naufragare e invece Drusilla e l’almanacco del giorno dopo, uno dei primi test della gestione Stefano Coletta nella nuova direzione prime time Rai, ha prima rispettato e poi superato gli obiettivi prefissati.
800.000 spettatori e il 5,2% di share al debutto (circa 2 punti in più del consueto), con target demografici omogenei: commerciale 15-64 anni al 5,1% share, giovani 15-34 anni al 5,2%, over 55 al 5,9%.
Risultato che è arrivato non con grande sorpresa – ma con molti timori sì – di chi vi scrive, perché nel corso della trasmissione della prima puntata avevo già testimoniato in pochi caratteri su Twitter una piena soddisfazione per l’originalità espressa dal team autoriale e dalla stessa Drusilla.
Si è avvertita la freschezza del prodotto rispetto allo standard che vige in Tv, la commistione tra linguaggio teatrale e televisivo, la delicatezza e raffinatezza della scrittura. Chi ha fatto zapping su L’almanacco ha trovato qualcosa di diverso, curioso, che per una volta non ha tradito il significato del termine “novità”.
L’almanacco del giorno dopo nasceva sulla Rete 1 nel 1976 principalmente come agenda informativa. Nel 2022 ingloba la contaminazione dei generi e non si può definirla continuazione, né remake né reboot quanto un revival spin-off.
Ha offerto una scaletta sale e pepe, con di tutto un po‘, tra pezzi di teatro, montaggi d’archivio, momenti di comicità ispirati allo stile di Valerio Lundini, spiegazioni serie su temi che potevano apparire banali. E poi l’eleganza della conduzione di Drusilla Foer, quando il pubblico è anestetizzato a chi legge i gobbi o a chi è sciatto. Drusilla e l’almanacco del giorno dopo è un bel programmino delizioso, come potrebbe dire la stessa Foer.
Quel 5,2% di share con 800.000 spettatori è un dato importante, che ora va mantenuto dopo la curiosità della prima puntata. Intanto si può dire che l’originalità premia sempre anche ad orari e luoghi apparentemente impossibili. Servono più idee frizzanti per mantenere viva la televisione.