Belve in prima serata su Rai2 graffia a metà

Poteva andare peggio. È un po’ l’estrema sintesi con cui si può riassumere la prima puntata di Belve trasportata in prima serata su Rai2. Chi fa analisi seria di televisione, sapeva già in partenza che da questo trasferimento (o promozione) non poteva aspettarsi grandi numeri in termini di dati Auditel, nemmeno con tutta la pubblicità generata dalla partecipazione della conduttrice Francesca Fagnani al Festival di Sanremo.

Belve rimane ancora un format di nicchia, che nel prime time di martedì 21 febbraio, tra Che Dio ci aiuti, Champions League e tanta altra concorrenza, ha raggiunto in media il 4,5% di share con 839.000 spettatori. Né benissimo, né malissimo, per la tipologia di programma, cioè interviste a personaggi che fanno rumore soprattutto sui social.

Restando un attimo in più sugli ascolti Tv, sarebbe stato possibile pronosticare anche un 3% perché la storia dei talk di Rai2 in prime time post-Santoro è costellata di grandi flop con numeri anche più bassi, dal 2% di share in giù. Forse l’effetto Sanremo è da rintracciare proprio in questo 1,5% in più. Troppo poco? Se invece dobbiamo ragionare in termini di “barra da tenere dritta”, cioè un limite che Rai2 dovrebbe porsi per i risultati dei suoi format in prima serata, forse quel 4,5% nello slot del martedì può considerarsi scarso. Belve approfondisce ma è anche, a modo suo, una forma di intrattenimento, più sottile e ragionata. E se il metro resta quello della direzione intrattenimento, allora sì, altri programmi hanno fatto molto meglio di Belve.

Belve: Oxa debole, Rivelli da bollino rosso

Chiusa la parentesi ascolti, Belve ha avuto molto da offrire in termini di contenuti: Francesca Fagnani è riuscita a portarsi a casa come ospite Anna Oxa, sempre riluttante a rilasciare dichiarazioni alla stampa, e ha aggiunto poi Wanda Nara, il presidente del Senato Ignazio La Russa (con polemica sui figli gay lanciata “prima della prima”) e infine Naike Rivelli.

Di tutta l’abbuffata a tratti eccessiva, ben 4 interviste proposte in modalità maratona copiando lo stile Enrico Mentana (compagno della Fagnani), la più debole si è rivelata essere proprio quella di apertura ad Anna Oxa. Una collezione di meme serviti su un piatto d’argento per far parlare i social, più che una intervista degna di tale nome. Frasi ridotte, spesso senza un senso preciso, silenzi, indecisioni, salti mortali, tanti “no comment” e “non posso parlare”. La Oxa ha dato poco e niente a Belve, ha invece fatto mangiare bene Twitter e soci.

La parte più forte, un po’ a sorpresa, è stata quella dedicata alla politica con La Russa in grado di riunire tutte le opposizioni, per le solite brutte uscite sul mondo LGBTQ (anche in questo caso, poteva andare peggio di un semplice “dispiacere di avere un figlio gay”), busti di Mussolini etc.

Meno bella l’ultima parte dedicata a Naike Rivelli. Non perché spinta molto sul lato hot – si è parlato delle pratiche tantriche, di spazzolini elettrici trasformati in giocattoli d’amore – ma perché si è dimostrata poco attenta su un argomento sensibile come quello dell’autolesionismo (sorvolo sulla parte degli stupefacenti, altrettanto leggera). Sentir discutere con tanta facilità di graffi al corpo e vene tagliate (per errore, si è detto) avrebbe quantomeno richiesto più accortezza da parte della produzione. Pur scivolata in seconda serata, a giudizio di chi vi scrive sarebbe stato necessario un avviso al pubblico o un bollino rosso. Essendo Belve seguito in particolare sui social, mi immagino un pubblico anche di adolescenti che assiste a tali dichiarazioni senza la minima preparazione e con noncuranza.

Belve: meglio crescere in seconda serata

In prima serata su Rai2, Belve ha graffiato a metà. Gli intermezzi studiati per il prime time con la tiktoker Cristina Di Tella hanno avuto il sapore di mero riempitivo senza lasciare il segno nemmeno sul target di riferimento. Insomma non sono stati in grado di spezzare l’eccessiva lunghezza delle 4 interviste, al cui termine ci si arriva affaticati.

Lo studio più grande ha forse rotto quell’atmosfera intimista che aveva segnato il format. L’aggiunta del pubblico in studio non ha restituito nulla al programma, tanto valeva portare dei manichini dal primo centro commerciale in zona. Se in un talk c’è un pubblico, va fatto parlare o reagire. Vederlo come sfondo non serve a niente ed è uno spreco di risorse.

Credo che la comfort zone di Belve sia la seconda serata e che sia meglio crescere in tale contesto invece di sfruttare la prima occasione utile (Sanremo) pur di sfondare in prime time. Sembra quasi che la seconda serata debba essere vissuta male, come un ripiego, quando invece è la fascia perfetta per poter fare esprimere appieno programmi quali Belve. Che va goduto a piccole dosi.

Va detto che quella di ieri, nel suo complesso, era l’ottava edizione della trasmissione nata sul Nove nel 2018 e passata a Rai2 nel 2021. Il format ha fatto tanta strada, ha saputo ritagliarsi una certa eco sui media e tra gli appassionati. Meriti di Francesca Fagnani che ci ha creduto. Possiamo anche concedere l’opportunità di questo prime time, con tutte le riserve già citate. E dal prossimo anno, tornare alle origini.

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